Page 11 - Italian American Herald - April 2020
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 ITALIAN-AMERICAN HERALD
PAGINA ITALIANA
Troppi indicatori negativi. L’Italia così affonda
APRIL2020 | ITALIANAMERICANHERALD.COM 11 PRIMA DI DUE PARTI
sviluppa la ricerca, il lavoro si deprezza e gli stipendi rimangono bassi. Se a tutto questo si aggiunge che il Belpaese ha un debito pubblico devastante, la cornice si riempie di un quadro da angoscia. A livello mondiale siamo al terzo posto, con gli Stati Uniti che ci sovrastano, unitamente al Giappone. I nostri quasi 2.350 miliardi in rosso sono però un vero record, se lo si compara al Pil. In pratica il rapporto tra questi due fattori è di 134%:
è come se guadagnassimo 1.000 euro e ne spendessimo 1.340, andando ogni anno a intaccare in negativo il debito e ovviamente aumentando le tasse per lenire questo gap. Si intuisce facilmente che non potremo mai e poi mai rimettere la situazione in equilibrio (almeno che i debiti diventino comunitari, cioè dell’intera Europa, che non ne vuole sapere, perché ci considera poco affidabili
su questi temi). Se a tutto ciò ci mettiamo che per essere virtuali dovremmo avere un rapporto debito/Pil del 60% (come diversi nostri competitori europei) allora si capisce che la via di uscita non sembra solo lontana, ma del tutto barrata.
William Di Marco is the news correspondent in Italy for the Italian-American Media Productions.
Di William Di Marco
Non ci sono soluzioni nell’immediato se non si mette in conto che occorre una rivoluzione culturale, sociale e di sistema. Potremmo riscoprire la bellezza di questa nostra Italia e iniziare, dalle leggi ai regolamenti, a fare le persone serie.
PAESE DI SOLE E MARE – Spesso
si sente parlare dell’Italia come un luogo
da cartolina, tutto incentrato sul clima meraviglioso, le bellezze uniche artistiche e monumentali, oltre a paesaggi da favola. È un’oleografia datata e stantia, ma che tiene ancora banco in varie parti del mondo e che noi Italiani non rinunciamo a fare nostra. È un po’ come il cliché di “pizza-mandolino- maccheroni-mafia” che contiene quanto di più ovvio e retorico ci sia, compreso l’aspetto negativo della mafia, ma che sotto sotto ci sembra accresca il nostro appeal all’estero
di popolo stravagante dalle mille risorse. “Non importa che se ne parli bene o male. L’importante è che se ne parli”: l’aforisma di Oscar Wilde sembra fatto a posta per noi, come se avessimo sempre uno stellone a cui aggrapparci e che comunque ci risolverà sempre tutti i problemi. “In fondo la crisi
dov’é? I ristoranti sono pieni e nei periodi di vacanza non trovi un albergo vuoto” è l’altra massima che serpeggia tra molte persone, non preoccupandosi di una vera analisi di ciò che si dice, ma rimanendo molto in superficie. Invece i dati, i numeri, le statistiche sono fondamentali per analizzare l’andamento di una Nazione e nel nostro caso la stragrande maggioranza delle cifre che si esaminano
ci condannano per la nostra insipienza, incapacità e inettitudine. Occorrerebbe da subito cambiare passo. Purtroppo non si intravede un minino barlume di speranza. L’unica luce che si vede in fondo al tunnel sembra essere quella di un treno super veloce che ci sta venendo contro.
CRISI ECONOMICA – Il tasto dolente, forse il maggiore, è quello legato all’economia in generale. Vediamo insieme alcuni numeri impietosi. Non cresciamo in termini produttivi da oltre vent’anni. Il Pil (Prodotto Interno Lordo, che è tutto quello che si produce in un Paese) tra alti e bassi non
si smuove dal Duemila. Significa che non sviluppiamo il nostro apparato produttivo da oltre quattro lustri e che questo è un problema immenso e molto serio. È vero che prima di
essere assassinato, in un famoso discorso, Robert Kennedy si soffermò sull’importanza del Pil, dicendo che quest’ultimo non è sintomo di felicità di un popolo. Oggi esistono molti altri parametri (e guarda caso per l’Italia tutti negativi) che possono essere presi come esempi (l’Isu ci aiuta, perché è
il calcolo dell’Indice di Sviluppo Umano,
ben più articolato di una semplice crescita economica), tuttavia la produzione di beni e servizi rimane alla base dello sviluppo delle liberal-democrazie occidentali. In pratica siamo al palo da quando è entrato in vigore l’Euro come moneta unica di diversi Paesi
del Vecchio Continente. Il guaio è che poi
le cifre le devi paragonare con quelle degli altri Stati. Ebbene, la media di crescita del
Pil nello stesso periodo preso in esame di tutta l’area dell’Unione Europea è stata di un +22%, con la Germania che ha trainato un po’ tutti con quasi il +40%. E pensare che fino agli anni ‘90 ce la giocavamo ad armi pari con i teutonici, che avevano un’economia
più forte della nostra, ma non di così
tanto, mentre oggi ci hanno raddoppiato. Ribadiamo: se non si cresce non si formano nuovi posti di lavoro, non si investe, non si
Vol. 3 / No. 8
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ACHIEVERS
LOCAL
FOOD & WINE
Meet your master of ceremonies, Ron Oronzio.
Serpe’s Bakery rises from ashes, plans fall reopening.
Grape expectations: Varieties ripe
for rediscovery.
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The Delaware Valley
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AUGUST 2016
ITALIAN-AMERICAN HERALD
A MONTHLY NEWSPAPER SERVING THE ITALIAN-AMERICAN COMMUNITY
Above: The Italian Band of Cleveland plays a lively
song to help kick off festivities at the annual Feast of the Assumption in the city’s Little Italy. Left: The “Assumption of the Virgin,” painted sometime in the early 16th century, is at home at the Gallerie dell’Accademia in Venice.
Aug. 15, a
day of faith
and fun
Assumption Day also kicks off vacation season in homeland
By Joseph Cannavo
Unless they are practicing Catholics, Aug. 15 is just another day to many fourth- and fifth-generation Italian- Americans. Those who are devout in the United States know that it is actually Assumption Day, a Holy Day of Obligation set aside to honor the
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